Il giorno 10/12/2011 alle ore 17:30, nel Salone parrocchiale, L'Associazione Pro Loco di Acerno ha presentato il libro “Acerno, 1979. Acerno, trent'anni dopo. Una comunità in transizione”, di Donato Vece. A discuterne con l'autore sono intervenuti il Sen. Alfonso Andria, Vice Presidente Commissione Agricoltura del Senato della Repubblica, la Prof.ssa Eugenia Aloj, già Ordinario di Ecologia presso l'Università del Sannio, il Professore Federico D’Agostino, Ordinario di Sociologia dell'Università di Roma 3 e Napoli Federico II, il preside Prof. Andrea Cerrone e il Presidente dell’Associazione, Per. Agr. Salvatore De Nicola
In questi ultimi anni, in controtendenza a secoli di totale incuria, si è sviluppata su Acerno una rilevante letteratura, che ha registrato espressioni sul piano poetico e paesaggistico, ma soprattutto su quello storico.
Mancava, però, del tutto una trattazione a carattere sociologico, che Donato Vece aveva in verità affrontato con la sua tesi di laurea discussa presso l 'Università degli Studi di Napoli nel lontano 1979 e che ora affida alle stampe corredandola di riflessioni basate sempre su dati statistici e indagini specifiche che egli ha maturato nei successivi decenni. "Acerno 1979, una comunità meridionale" era il titolo della tesi; "Acerno, 30 anni dopo" racchiude il "condensato" delle sue riflessioni.
Occorre dire che la sociologia, negli anni '70, era, presso di noi, una scienza piuttosto giovane; ma Vece aggredì il problema sulla scorta di teorie altrove già sperimentate, suddividendo l'argomento in cinque temi, divenuti capitoli nel lavoro che presentiamo.
L'Autore, come è ovvio in una tesi di laurea del genere, comincia con l'esposizione del momento dottrinale, che è posto, peraltro, come a giustificazione ed avallo alle conclusioni cui perviene; svolge, quindi, i titoli, che, ovviamente, rispecchiano i contenuti: l) la comunità locale: l'ambiente; 2) la comunità locale: gli abitanti; 3) la comunità locale: l'economia; 4) la comunità locale: la società; 5) il fenomeno migratorio locale: la ricerca.
Di tutti e cinque gli "aspetti" indicati, accanto al momento teorico-interpretativo rilevabile già nell'introduzione, egli presenta una "radiografia" della realtà, consentendo che emerga un dato importante: la transizione (tra vecchio e nuovo) che ha "toccato" tutti gli ambiti della vita cittadina.
Ma è nella seconda parte del lavoro che più propriamente l'analisi approfondita diventa prognosi e, pur trattando delle molteplici cause - locali e generali - che hanno portato al cambiamento ormai in atto, alla radice ne individua una: l'emigrazione, sia interna che estera. E dell'emigrazione presenta le cause, che vanno sì dalla necessità economica di trovare lavoro, ma che, spesso, trovano spiegazione anche in motivazioni di ordine culturale.
Acerno, si sa, è un paese isolato, racchiuso in una giogaia di monti, con scarsi rapporti con il capoluogo e con i centri viciniori anche a causa di una viabilità che non è tra le migliori, e che, talora, nel passato, causa neve in periodo invernale, impediva, anche il semplice effettuarsi del servizio postale.
Tale condizione - ed è uno degli aspetti più rilevanti dell'indagine - costituiva la base della mobilità di molti cittadini, soprattutto se giovani.
Non pochi emigranti però "uscivano" per rientrare ... non appena avessero raggranellato una somma sufficiente per costruirsi una casa. Ma l'esame che Vece conduce è rivolto a tutti gli aspetti della vita cittadina, che egli riassume in istogrammi indicando anche i mutamenti intervenuti, partendo da evenienze accadute in quel lasso di tempo sia a livello locale che nazionale.
Ne rileva così gli aspetti positivi- pochi-, ma, soprattutto le attese di rinnovamento, anche se finiranno- quasi tutte- con l'andare deluse.
Così dicasi del tentativo inteso ad ottenere la sede del Parco dei Monti Picentini che da sola avrebbe potuto portare nuova linfa all'esausta economia cittadina; così dicasi del tentativo mirante alla conservazione dei prefabbricati installati dopo il terremoto dell'80; così dicasi della proposta circa la realizzazione del museo della montagna e ancor più della utilizzazione della ex-colonia dei figli dei ferrovieri a sede di un centro di ricerca per conto dell'Università di Napoli, ecc ...
Tutte iniziative che superarono il livello di proposte, essendo state consacrate in atti ufficiali da parte dei vari enti interessati. Ma è mancata la "forza" o la volontà ....
Tutto ciò Donato Vece ha voluto affidare, talora puntigliosamente, alle stampe, perché non se ne perda la memoria.
Le nuove generazioni - ci riferiamo a chi potrebbe avere interessi del genere - avrebbero rilevato di non avere conoscenza dell'Acerno del XX secolo, conoscenza che, espressa secondo i canoni della sociologia, si presenta in questo lavoro in maniera di per sé completa, ma che Vece ha trattato
in modo veramente esaustivo, essendo stato spettatore e, spesso, attore dei mutamenti intervenuti nell'arco dei decenni in esame, per cui accanto al rammarico per quanto non realizzato, egli si spinge talora a guardare al futuro del paese, auspicandone ancora un risveglio. Sarà ciò possibile? Vece sembra, talora, sostituire al freddo esame della condizione in cui Acerno versa l'ottimismo della volontà.
Andrea Cerrone