La
Cattedrale è dedicata al Santo Patrono di Acerno, ossia a S. Donato vescovo e martire di Arezzo.
Lo studioso acernese Antonio Paolillo,nella sua storia di Acerno ed altro, scrive che essa "fu costruita fuori la città, perché servir doveva anche per i villaggi della Vella e
quindi in una località quasi equamente distante tra essi ed Acerno.
La fervida fantasia del nostro popolo ha cercato di spiegare un tal fatto, creando la leggenda, dalle nostre vecchiette ancora ripetuta,
ma da nessun documento corroborata, della neve caduta là dove sorse la Cattedrale a dimostrare che era volontà di S. Donato che ivi fosse edificata la chiesa in suo onore".
La Cattedrale, più volte distrutta e ricostruita nel corso dei secoli, è stata realizzata a partire dal 1575
sulle rovine di un precedente edificio elevato a cattedrale della diocesi di Acerno nel 444 da Papa Leone;
il suo completamento in stile tardo-rinascimentale nella prima metà del 1600.
Agli inizi del 1700 ampi restauri ne determinano la linea architettonica barocca e verso la fine dello stesso secolo viene eretto
il campanile rastremato a più ordini e sormontato da cuspide a bulbo.
Così la descrive il Paolillo, prima che gli eventi sismici del 1980 e un successivo incendio la danneggiassero gravemente:
"La Cattedrale è a tre navate, sorrette da archi latini, poggianti su massimi pilastri di piperno, rivestiti di stucco.
E’ ampia e maestosa ed ha la forma di una croce latina. Fu solennemente consacrata il 30 luglio 1922 dall’Ill.mo e Rev.mo Arcivescovo Primate di Salerno
e Perpetuo Amministratore di Acerno D. Carlo Gregorio Maria Grasso dell’ordine di S. Benedetto.
Ha quattro altari, il maggiore in fondo alla navata centrale, dedicato ai nostro inclito Protettore, due nella navata destra,
dedicati il primo a S. Michele Arcangelo, di patronato della famiglia Cerrone ed il secondo a S. Apollonia. di patronato della famiglia Cuozzo
ed il quarto nella navata di sinistra, dedicato a Maria SS. Immacolata.
Un altro altare originariamente sorgeva dov’è adesso la porta della sacrestia, sormontato da un affresco rappresentante Sant’ Anna,
tuttora in parte visibile, mentre il resto è ricoperto da intonaco. Esso fu rimosso, quando fu aperta la porta attuale della sacrestia,
essendosi chiusa l’antica per essersi d’ordine di Monsignor Mancusi, ultimo Vescovo di Acerno, trasportato l’altare maggiore, che prima era collocato al limite del presbiterio, in fondo alla navata centrale.
L’altare maggiore è sontuoso e splendido, degno d’ornare una basilica. E formato di marmi finissimi, di squisita fattura e magnificenza,
da destare l’ammirazione di quanti l’osservano. Nel centro della sua mensa poggia un artistico ciborio di rame dorato, ovale,
fiancheggiato da due angeli di marmo statuario, bellissimi, raffiguranti la speranza e la fede, sormontato da un tempietto a colonnine di marmo colorato,
terminate da dorii capitelli di bronzo dorato. Ai fianchi dell’altare, in atteggiamento di adorazione, poggiano due angeli stupendi di marmo,
di grandezza naturale, che sorreggono un candelabro. La mensa è sorretta da due colonne scannellate di finissimo marmo bianco, aventi agli spigoli
delle laminette di bronzo dorato. Sotto di essa, al luogo del palliotto, si ammira un’urna funebre di marmo colorato, con fregi di bronzo dorato.
Semplicemente ammirabili per la loro stupenda fattura sono le cornici, che sormontano i gradini dell’altare, formati da massicce lastre di marmo colorato.
Sia la mensa, molto larga, lunga e di grande, inusitato spessore, anch’essa di finissimo marmo, che gli scalini sono di un sol pezzo.
Per tradizione si sa che detto veramente artistico altare fu lavorato a Napoli per servire alla cappella reale di Caserta,
ma che, essendo stato trovato per la sua grandezza ad essa sproporzionato, fu acquistato per la nostra Cattedrale. Reca meraviglia,
a segno che non riesco a spiegarlo, come blocchi così pesanti di marmi, alcuni dei quali della lunghezza di più di venti pa1mi,
si siano potuti trasportare ad Acerno in un epoca in cui il nostro paese non aveva se non vie mulattiere soltanto.
Al di sopra dell’altare, in una nicchia nella parete, si contempla l’antichissima statua in legno del nostro Protettore,
pregevole opera d’arte d’ignoto autore, raffigurante il Santo in abito pontificale, in atto di benedire il popolo.
La statua d’argento, che nel giorno della festa si porta in processione, si conserva nel tesoro della Vice Cattedrale assieme
al busto colla preziosa reliquia di una porzione del cranio del Santo (la statua d’argento del Protettore fu fatta nel 1732).
Le tre navate della maestosa chiesa erano ricche di pregevolissimi stucchi, ma sventuratamente la loro volta cadde e fu rifatta in una forma molto semplice e modesta.
Degli antichi stucchi non sono rimasti che quelli dell’arco maggiore, della cupola, del coro, della crociera e della sacrestia,
i quali colla loro sontuosità e bellezza formano uno stridente contrasto coi nuovi.
Ai quattro angoli della volta del presbiterio si ammirano quattro dipinti, raffiguranti i quattro Evangelisti e nel centro di essa
un grande affresco raffigurante la glorificazione del nostro Patrono, opera del Pallante, che li dipinse nel 1797.
Molto più antichi credo siano i sei pregevoli affreschi delle pareti laterali del coro, riproducenti i miracoli,
il martirio del Santo e la consegna al Vescovo della preziosa reliquia del suo Cranio.
Quadrato, alto, massiccio si eleva maestoso il campanile. La sua cupola fu originariamente rivestita di piombo.
Essendosi, dopo secoli, questo scrostrato per l’azione distruttrice delle intemperie e del gelo, fu in seguito ricoperta di bitume, indi d’un solido strato di cemento".
(Tratto da Antonio Paolillo, Nei suoi scritti. La storia di Acerno ed altro.
Marcus Edizioni, Napoli 2008)
La chiesa subì gravissimi danni a causa del sisma del 1980 e delle successive incursioni vandaliche, ma dal 1989 è in atto una efficace opera di ricostruzione
che ne ha permesso il completo recupero e la riapertura al culto; tutto questo si è realizzato grazie soprattutto al grande impegno e alla certosina pazienza
di don Raffaele Cerrone, che alla storia della cattedrale ha dedicato anche un apprezzatissimo volume dal titolo "Acerno e San Donato nella storia della Cattedrale,
Gutemberg litotipografie, 2005".
I restauri eseguiti hanno modificato in parte l’assetto architettonico interno del sacro edificio, ma ne hanno
impreziosito il valore architettonico e riassumono egregiamente il significato simbolico e storico del massimo tempio cittadino.
Si fa riferimento specificamente al nuovo altare basilicale che troneggia nel centro del presbiterio, alla cuspide in rame del campanile nelle medesime dimensioni e forma
dell’originale e soprattutto alle porte di bronzo che ornano l’ingresso del Duomo.
Il 6 agosto 2011 è stata inaugurata la nuova e originale copertura della chiesa,
mentre l'altare maggiore del '700 è tornato alla sua integralità grazie
ai due monumentali angeli tedofori che poggiano ai fianchi dell'altare
medesimo. Sempre nello stesso giorno la basilica si è arricchita di tre
dipinti su tela di artistica fattura, opera del
Maestro Mario Colonna di Bari e dono del
nostro concittadino don Alberto D'Urso in
ricordo del suo giubileo sacerdotale e quale
segno di quanto sia profondo il legame con la
nostra Comunità.
Cattedrale di San Donato
Cattedrale di San Donato: Navata centrale
Cattedrale di San Donato: L'altare maggiore del '700
Cattedrale di San Donato: Nuovo Campanile con cuspide
Cattedrale di San Donato: Particolare della nuova porta