E' noto che gli Etruschi, stanziati lungo le valli del Tusciano, erano
ottimi lavoratori del ferro; evidentemente perché ivi avevano trovato la
materia prima ( = materiale ferroso), l'acqua abbondante e il carbone
sufficiente.
Le montagne di Acerno da sempre hanno contenuto una vena di ferro rappresentata però
ufficialmente, per quanto è nostra conoscenza, nel 1629 allorquando il
Sindaco ne diede notizia al governo al fine di ottenerne
l'autorizzazione per lo sfruttamento: nella montagna detta Fragato era
stata ritrovata una vena di ferro. Evidentemente tale comunicazione fu
presa ben presto in esame, se nel 1660 non solo si parla dell'esistenza
della ferriera, ma si dà notizia di una temporanea chiusura. Che non fu
l'ultima; nel tempo anzi le ferriere divennero due. Le troveremo "chiuse", sempre temporaneamente, al
tempo del Catasto Ociario del 1754, nel 1780, nel 1819 e, ufficialmente,
nel 1835; definitivamente però esse cessarono la loro attività solamente nel 1862.
La chiusura di esse causò miseria e squallore
nella cittadina in quanto, tenuto conto anche dell'indotto, furono
centinaia le persone che si ritrovarono sul lastrico. Di tanta ricchezza
e prosperità si è perduto anche il ricordo; non sono restati che che due
nomi: le ferriere, per indicare il sito dove sorgevano gli edifici, e i
Ferrielli per indicare un casale abitato dagli addetti a quegli opifici.
da: Andrea Cerrone, Acerno nell'800 e dintorni, Dragonetti Edizioni, 2009
Ruderi delle Antiche Ferriere
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